La Cina vuole monopolizzare il mercato dei droni militari

droni militari

La Cina, insieme ad altre nazioni, stanno sbaragliando il mercato dei droni militari in quanto a vendite; ciò mette a rischio le forze armate statunitensi, ulteriormente accentuato dalle nuove politiche restrittive sulle esportazioni.

Da un rapporto rilasciato dalla RANF Corp. viene evidenziato come la produzione dei droni da parte di nazioni  ostili sia una minaccia sia per le operazioni militati degli Stati Uniti che per i suoi alleati nel prossimo futuro. Cina, Russia e Iran hanno riconosciuto da tempo il potenziale insito nei veicoli senza equipaggio per i conflitti futuri e le forza armate degli Stati Uniti saranno costrette a confrontarsi con avversari dotati di diversi tipi e dimensioni di UAV, sia armati che non armati.

Questo futuro è già adesso. Nel 2017, dei droni iraniani lanciarono piccoli ordigni in prossimità delle forze americane distaccate in Siria, costringendo gli aerei ad abbatterli; piccole imbarcazioni “suicide” senza equipaggio, sempre di provenienza iraniana, presero di mira le navi da guerra saudite al largo delle coste dello Yemen.

Grazie alle attuali restrizioni sulla vendita di droni statunitensi, Cina e Iran hanno colmato il vuoto creatosi intensificando gli sforzi per conquistare il mercato dell’ISR e dei droni d’assalto; il piano attuale è la costruzione di un impianto di produzione in Arabia Saudita, ma mirano anche a corteggiare quei paesi coinvolti nelle restrizioni americane.

Le esportazioni di droni di fabbricazione americana sono state principalmente limitate dagli alleati che hanno firmato il Missile Technology Control Regime, un consorzio di 35 nazioni che stabilisce i limiti in base alla portata e al carico utile.

Sono in discussione i droni di categoria I, che possono trasportare un carico utile di 500 chilogrammi per oltre 300 chilometri. Ma i cambiamenti proposti da Washington cercano di aprire a nuove categorie di droni in parte concentrandosi sulla velocità anziché sulla portata, consentendo ai droni che possono volare a meno di 650 chilometri all’ora di poter essere spediti ai partner internazionali.